

La Storia
Più che un coltello è un "Pugnale chiudibile" con la lama a foglia di ulivo (fronda d'auliv), prende il nome di "Balestra" appunto per la molla fissa ed elastica come l'arco di una balestra, in vernacolo si pronuncia "valestra".
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La leggenda vuole che il primo coltello sia stato creato da un fabbro che alla vigilia delle sue nozze seppe delle intenzioni del signorotto locale di avvalersi dello "Jus primae noctis", disperato forgiò una lama sottile e micidiale che la ragazza nascose tra le vesti e usò senza indugio.
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Nasce quindi come coltello d'amore da donare alla sposa per le nozze, pensato non per oltraggiare ma per difendersi.
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Il manico si ricava dal corno pieno e nero di bufalo, nel quale si incidono le decorazioni e si incastrano fili in argento, oro e ottone; la lama, incisa nello scuscio centrale (scolasangue) si ricava dall'acciaio al carbonio, sul dorso della lama ci sono tre tacche che, nell'apertura a molla, in tre tempi, provocano i tre scrocchi con un significato simbolico: con il primo si minacciava, dopo il secondo si accettava la sfida e con il terzo la lama diventava fissa e non chiudibile.
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La Balestra regina indiscussa della storia artigiana riflette lo spirito orgoglioso e l'indole combattiva del popolo aviglianese.
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